«Molte professioni possono farsi col cervello e non col cuore.
Ma l’avvocato no.
L’avvocato non può essere un puro logico, né un ironico scettico, l’avvocato deve essere prima
di tutto un cuore: un altruista, uno che sappia comprendere gli altri uomini e farli vivere in sè,
assumere su di sè i loro dolori e sentire come sue le loro ambasce.
L’avvocatura è una professione di comprensione, di dedizione e di carità.
Non credete agli avvocati quando, nei momenti di sconforto, vi dicono che al mondo non c’è
giustizia.
In fondo al loro cuore essi sono convinti che è vero il contrario, che deve per forza esser vero il
contrario: perché sanno dalla loro quotidiana esperienza delle miserie umane, che tutti gli
afflitti sperano nella giustizia, che tutti ne sono assetati: e che tutti vedono nella toga il vigile
simbolo di questa speranza…
Per questo amiamo la nostra toga: per questo vorremmo che, quando il giorno verrà, sulla
nostra bara sia posto questo cencio nero, al quale siamo affezionati perchè sappiamo che
esso ha servito a riasciugare qualche lacrima, a risollevare qualche fronte, a reprimere
qualche sopruso, e, soprattutto, a ravvivare nei cuori umani la fede, senza la quale la vita non
merita di essere vissuta, nella vincente giustizia.
Beati coloro che soffrono per causa di giustizia… ma guai a coloro che fanno soffrire con atto
di ingiustizia!
E, notate, di qualunque specie e grado di ingiustizia… perché accogliere una raccomandazione
o una segnalazione, favorire particolarmente un amico a danno di un estraneo o di uno
sconosciuto, usare un metro diverso nella valutazione del comportamento, o delle attitudini, o
delle necessità degli uomini, è pur questo ingiustizia, è pur questo offesa al prossimo, è pur
questo ribellione al comando divino».
Avvocato Piero Calamandrei